Possiamo definire il carattere come quello schema di credenze, attitudini emotive e comportamenti abituali che definiamo “me stesso”. È possibile riconoscere le qualità di tutti i nove punti dentro di noi, ma i più importanti autori di Enneagramma convengono sul fatto che nasciamo con un punto dominante, che è il nostro tipo. Il tipo definisce il modo in cui gestiamo le diverse intelligenze, come trattiamo la nostra mente, le emozioni, le sensazioni, le pulsioni istintive e come gestiamo i momenti felici e sereni e quelli difficili o la tensione.
L’Enneagramma afferma che ogni anima ha una sensibilità e ricettività particolari per specifici aspetti e qualità della natura divina ed essenziale e che i nostri talenti naturali sono fondati e originati da questa ricettività. La perdita di esperienza interiore diretta con tali qualità e l’illusione di mancanza che ne sorge porta a nove diversi modi di vedere e interpretare la realtà spogliata della sua innata profondità. Si tratta di nove percezioni incomplete che diventano credenze distorte e fisse riguardo a come le cose sono e dovrebbero essere.
Le nove reattività emotive conseguenti a queste credenze limitanti sono chiamate passioni e corrispondono ai peccati capitali della tradizione cristiana: accidia, lussuria, ira, inganno, orgoglio, invidia, codardia, avarizia e gola.
In breve, il tipo di personalità dell’Enneagramma è quindi il complesso di strategie mentali, emotive, sensoriali e comportamentali messe in atto per gestire l’illusione di sconnessione dalla parte più vera e profonda, divina e reale di noi stessi e il senso di mancanza che ne consegue.
Ogni tipo è una costellazione in dinamica continua, un intero complesso. È importante ricordare che non cambiamo tipo di personalità durante la nostra vita, mentre possiamo cambiare la consapevolezza con cui lo viviamo e lo esprimiamo.
A definire il nostro tipo non è ciò che proviamo, pensiamo o facciamo, ma come tendiamo a interpretare e gestire ciò che proviamo e pensiamo e la motivazione nascosta che informa le nostre scelte e le nostre azioni. Così come a indicare la nostra consapevolezza non è quanto bene o male ci sentiamo, ma quanto è ampia o ristretta la prospettiva da cui riconosciamo e viviamo le esperienze che si presentano nel bene e nel male. Inoltre non tutto nella descrizione del nostro tipo è calzante in ogni momento, innanzi tutto perché oscilliamo costantemente a livelli diversi di presenza e poi perché siamo in grado di riconoscerci per quanto siamo consapevoli e presenti in questo momento.
Nessun tipo di personalità è intrinsecamente migliore o peggiore di un altro, tutti hanno talenti e difficoltà unici. Per questo sono originariamente utilizzati i numeri, neutrali in termini di valore qualitativo, considerando che la quantità rappresentata dal numero non è significativa: un numero più grande non è migliore di un numero più piccolo. Inoltre, nessun tipo è intrinsecamente maschile o femminile quindi sebbene le descrizioni sono indicate al maschile, sono universali e non hanno variazioni di genere.
Le nove sensibilità e le strutture caratteriali sono anche archetipi ed esperienze in cui tutti possiamo riconoscerci. I filosofi greci utilizzavano il termine archetipo per riferirsi ai principi universali e ai modelli preesistenti della realtà. In particolare Plotino (III sec. d.C.) nel suo libro Enneadi – che racchiude l’essenza del nostro Enneagramma – si riferisce agli archetipi come alle idee universali presenti nella mente di Dio e da cui è derivata la Creazione. Una di queste Idee è dominante dalla nascita ed è la matrice del nostro tipo per tutta la vita. Il nostro tipo definisce quindi sia le qualità per cui siamo particolarmente ricettivi e i nostri talenti naturali, sia i modi in cui inconsapevolmente cadiamo in pensieri, emozioni e comportamenti automatici che crediamo ci forniscano accesso alla soddisfazione di questi talenti, ma che in realtà ci impediscono di raggiungerli.
Gli altri otto punti che possiamo riconoscere nella nostra esperienza sono più o meno familiari e presenti secondo il contesto in cui nasciamo, l’ambiente in cui siamo educati, i condizionamenti culturali di cui siamo inevitabilmente permeati.
Si tratta di tre qualità dell’intelligenza istintiva che possono esprimersi in modo funzionale oppure essere usate in modo improprio e che emergono in tre aree specifiche della nostra vita: Conservazione di sé, Sessuale o Attrazione e Sociale o Adattamento. Considerando che ogni tipo ha una di queste pulsioni dominante e quindi ci sono tre sfumature diverse per ognuno, i caratteri sono in realtà 27.
Tipi e Varianti Istintive sono due chiavi di lettura diverse e indipendenti. Tuttavia una volta compreso come la reattività emotiva e la distorsione mentale di ciascun tipo influenza le pulsioni alla sopravvivenza ci accorgiamo che non è più possibile trattare un tipo con precisione senza considerare questa dinamica. Le Varianti Istintive hanno il valore aggiunto di descrivere in modo chiaro in quale area della vita motiva i nostri giudizi, scelte e sforzi. Indicano in modo molto pratico cosa effettivamente possiamo fare per noi stessi e per migliorare la nostra vita, soprattutto quella relazionale. Facilitano anche la tipizzazione perché sono la prima cosa che notiamo quando incontriamo qualcuno, sebbene siano l’ultima che vediamo in noi stessi.